Esattamente un anno fa Moretti, Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi inauguravano la nuova spaziale stazione ponte di Roma Tiburtina, cuore di un vasto progetto di riqualificazione che avrebbe coinvolto l'intero quadrante est della città, con la vecchia tangenziale abbattuta, parcheggi, servizi, parchi, ponti pedonali. Ad oggi di tutto ciò non c'è traccia. La stessa stazione è una cattedrale vuota, abbandonata e già cadente. Inizia il nostro viaggio per capire cosa si cela dietro il mistero di questa faraonica opera incompleta. Cominciamo con le impressioni di una assidua frequentatrice:
"Alla stazione tiburtina è impossibile arrivare in macchina, non c'è un parcheggio, non c'è possibilità di accostarsi. Quei pochi posti abusivi in cui è possibile abbandonare la macchina si trovano al buio, sotto la tangenziale e sono presidiati h24 da dei parcheggiatori altrettanto abusivi con facce tutt'altro che raccomandabili. Voci dicono che ci sia un parcheggio sotterraneo a pagamento, ottimo ma dove? Come ci si arriva? [Il parcheggio sotterraneo da 400 posti sul lato Pietralata è finito ma ancora chiuso N.d.R.]. Perché farsi queste domande del resto, siamo giovani, vogliamo costruire un mondo migliore quindi prendiamo i mezzi pubblici. Sì, ma se devi prendere un treno da Tiburtina verso le sei di mattina e abiti fuori dal GRA il tempo per raggiungere la stazione potrebbe essere più lungo del viaggio per raggiungere la vostra meta. In medio stat virtus, prendo la macchina fino a Monti tiburtini dove la parcheggio in una via ancora illuminata da due provvidenziali cornetterie notturne; prendo la metro e finalmente raggiungo la stazione! Salita nell'atrio aperto [nomentano N.d.R.] rischio subito lo scivolone sul mattonato bagnato dalla brina e dall'umidità del buio. Per fortuna rimango in piedi e mentre cerco di avvicinarmi al cartellone con le partenze mi rendo conto che in una vastissima area della corte i pannelli della pavimentazione sono smossi e traballano passandoci sopra! Fuggendo dal malfermo pavè mi dirigo verso una delle due fonti di luce, la famigerata Casa Italo, in cui dei giovani in divisa sono gli unici esseri umani a presidio della stazione, offrendo riparo ai viaggiatori. "Scusi, a che ora apre il bar?" domando. "Beh, di solito verso le sei, ma fa un po come vuole...". Finalmente i 3 baristi decidono di aprire e la folla di persone che si era accalcata davanti si riversa in quel luogo a dir poco squallido, un bar con un'atmosfera estremamente triste, che da l'idea di scarsa igiene solo a guardarlo da lontano, idea confermata poi dalle mosche che girano sulla montagna di cornetti e ciambelle ammassati in un vassoio e da un inquietante cartello appeso sulla porta che recita: "Dalle 11.30 alle 12.00 chiusura per pulizie"! Rinuncio al cornetto e alla dissenteria e decido di farmi un giro nella stazione vera e propria, la "piastra". 'Ci sarà sicuramente un bar migliore nella parte nuova' penso piena di speranza. Salgo le scale mobili e mi ritrovo nell'immensa, lussureggiante, bellissima, luminosa landa desolata. Mi giro intorno, non c'è nulla. Non un bar, non un giornalaio, non un tabaccaio né una sala d'attesa. I locali deserti, i bellissimi globi gialli già impolverati, ancora con lavori in corso ma già pienamente esposti ai danni dell'usura. Qualche raro passante cerca il binario, non si sa da dove viene ne dove va, dato che le scale mobili verso le banchine sono quasi tutte sprangate. Ancora una volta quell'unica luce, la stella del mattino: Casa Italo, piena di scritte luminose, touch screen e poltrone per riposarsi, quasi ridicola in quell'immenso spazio vuoto in cui non passa nessuno. Riscendo tristemente e non senza difficoltà nella piazza ipogea per poi recarmi al binario 16. Attraversato il lungo corridoio mi fermo in prossimità del binario per non prendere freddo. Ancora una volta la hostess di italo è la salvezza per i passeggeri smarriti in quel vuoto esistenziale e ferroviario, il punto di riferimento per tutti: "Scusi...un bar?"..."L'entrata della metro dov'è?"..."Io devo andare all'aeroporto...come faccio???".Alla fine il treno arriva, con due ore di ritardo. Ma almeno mi porta via da tanta desolazione.
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