La giunta Marino presenta il suo
primo progetto di "rigenerazione urbana". Le caserme di via Guido Reni al Flaminio, alienate dallo Stato a favore del Comune, si trasformeranno in un nuovo spazio urbano il cui epicentro urbanistico sarà la Città della Scienza, nuovo museo-contenitore di cui si parla da decenni. Per finanziare l'operazione ci sarà una consistente quota di edificazioni residenziali, commerciali e ricettive. Lo sponsor dell'investimento è la Cassa Depositi e Prestiti quindi un soggetto pubblico. Ad oggi è stata approvata in giunta la variante urbanistica necessaria all'edificazione, che deve però passare al vaglio dell'Assemblea capitolina, insomma l'iter è solo all'inizio. Sicuramente è un progetto che nasce sotto dei buoni auspici, densificare una zona centrale e già infrastrutturata, dotare la città di un nuovo museo e il quartiere di nuovi spazi e servizi pubblici a costo zero per l'amministrazione tuttavia il contesto è tale da richiedere alcune riflessioni. Siamo nella zona dell'Auditorium, del Maxxi, dello stadio Flaminio, del palazzetto dello sport di Nervi e grazie al Ponte della Musica, del Foro Italico, insomma un asse dal valore architettonico immenso. Il nuovo museo deve necessariamente essere all'altezza di questo scenario. Si farà un concorso internazionale? Saranno chiamati architetti di fama o si affiderà tutto al geometra dello stato? I confronti con gli analoghi musei delle altre capitali europee sono ad altissimo rischio se pensiamo a strutture come quella di Calatrava a Valencia o quelle di Parigi.
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La Città delle Scienze di Valencia di Santiago Calatrava |
Queste strutture oltre ad avere un valore architettonico altissimo, tale da attirare migliaia di turisti ogni anno, hanno costituito inoltre occasione per la riqualificazione dei quartieri circostanti. A Parigi non a caso si è scelta una "banlieu" come La Villette piuttosto problematica dal punto di vista sociale e urbanistico optando per grandi parchi e spazi di relazione. Ad oggi il flaminio "contiene" alcune delle funzioni più pregiate della nostra città ma assolutamente slegate tra loro e circondate da una sorta di indifferenza urbanistica fatta di distese di macchine parcheggiate ovunque, aree verdi lasciate a se stesse, spazi pedonali ridicoli.
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La Città della Scienza di Parigi (La Villette) |
Il nuovo progetto si farà carico anche di un generale ridisegno della zona a favore della pedonalità, della ciclabilità e del verde? Non dimentichiamo che poco tempo fa Renzo Piano aveva presentato un masterplan per la sistemazione dell'area intorno all'Auditorium (il Parco delle Arti e della Musica) che si faceva carico proprio di ricucire questi spazi lasciati a se stessi e che aveva in via Guido Reni il suo asse portante con nuove strutture commerciali, di ristorazione e parchi. Bisogna essere molto attenti, soprattutto se guardiamo a esempi simili di riqualificazioni come
Porta Nuova a Milano, che ha trasformato una zona abbandonata in un polo di attrazione unico, con architetture di qualità e firme internazionali, arredi urbani di pregio e riconnettendo parti di città separate e distanti con percorsi pedonali e ciclabili e aree verdi. Lì però il promotore è un privato molto facoltoso. La CdP avrà le stesse buone intenzioni?
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Masterplan di renzo Piano per il Parco delle Arti e della Musica |
Veniamo poi alla mobilità. Il tram 2 serve la zona connettendola alla metro A e al centro storico da un lato e al capolinea bus di Piazzale Mancini che garantisce i collegamenti con Roma Nord, dall'altro. Quindi siamo già a posto? In un ipotetico futuro dovrebbe arrivare la metro C. Quand'anche si trovassero i finanziamenti subito parliamo di almeno 10 anni tra progettazione e realizzazione. Forse si può fare di più nell'immediato. Via Guido Reni deve diventare una promenade dell'arte e dell'architettura, un boulevard su cui sia piacevole passeggiare e sostare magari in un bar all'aperto. La ghiotta occasione è fornita ancora una volta dal tram. Spazzare via l'orrido parcheggio a centro strada e istituire una linea che attraversando il ponte della Musica (riprogettato ad hoc per sostenerne il peso) e percorrendo l'ampio viale Angelico arrivi in Piazza Risorgimento. Che poi è lo stesso percorso della futuristica metropolitana. In totale 2,6 km di binari. Di certo non una spesa folle. I vantaggi? Unire San Pietro, Prati, Mazzini, delle Vittorie al Foro Italico e quindi al nuovo polo culturale della città con una linea agganciata alla rete esistente tramite il 2 e il 19 (si potrebbero immaginare diverse tipologie di servizio) e che scambia con la metro a Ottaviano. Nonché fornire ai pendolari di Roma Nord un mezzo veloce e capiente per raggiungere Piazzale Clodio o Piazzale Mazzini. Gli spazi ci sono, i soldi si potrebbero trovare, la volontà di rinunciare al posto macchina c'è? Di elevare il progetto a un respiro europeo? La speranza è l'ultima a morire. Di sicuro vigileremo.
Un'ultima osservazione. Che ne sarà adesso dell'area del Gazometro Ostiense che doveva ospitare in origine la città della scienza tanto da aver già costruito un ponte pedonale che ne porta il nome? Che ne sarà del ponte stesso che si vede preclusa la connessione con la via Ostiense e quindi minata la sua utilità che invece avrebbe garantito il museo? Perché sprecare un elemento entrato nell'iconografia urbana della città post industriale come il gazometro? Di "Città" dei buoni intenti Roma è piena. Da quella 'dell'altra economia' che stenta a decollare a quella dei 'Giovani' che si avvia dopo anni di cantieri bloccati a trasformarsi in un centro commerciale a quella dei 'bambini' che Veltroni avrebbe voluto negli spazi della ex fiera i cui padiglioni vuoti ancora svettano sulla Colombo a quella 'dell'acqua e del benessere' che doveva rimpiazzare il velodromo all'EUR allo scempio maximo della Città dello Sport di Calatrava, desolante incompiuta da 400 milioni. Che ne sarà di queste altre ferite aperte della città? Speriamo che il nuovo progetto non faccia la stessa fine.
Concordo con le valutazioni e auspico che Roma finalmente possa avere il Museo della Scienza.
RispondiEliminaPer evitare di ripercorrere le strade di Alemanno e Rutelli, che per riqualificare v.G.Reni non hanno portato da nessuna parte, sarebbe opportuno sollecitare il sindaco Marino per farci sapere come pensa di finanziare il Museo che è il vero interesse pubblico di questo intervento; in questo caso lasciamo da parte la retorica dei servizi di quartiere, perché il quartiere non mi sembra mal messo, se confrontato con uno di periferia.
La domanda è come si finanzia un'opera con una superficie di 27.000 mq dal costo di almeno 70 milioni? Questo costo può essere caricato sulla parte privata (residenza e commercio con una superficie di 45.000 mq)? NON APPARE CREDIBILE!
Aspettiamo il piano economico e finanziario. La Cassa DD.PP. mette a disposizione le risorse, ma chi la rimborsa, chi si fa carico di questo debito? Il Comune, non appare fattibile. Un finanziamento europeo? Possibile. Siamo in attesa di sapere
La cosa da fare subito è la tranvia, che avrebbe il merito di utilizzare il Ponte della Musica e collegare zone tra loro scollegate, una sorta di circolare.
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