mercoledì 8 gennaio 2014

La città dei tram, delle bici e dei bambini

Sei mesi non sono molti per cambiare una città. Sei mesi non sono nulla per cambiare l'inferno di Roma. Tuttavia in questi sei mesi avrei voluto vedere un cenno, un piglio, un battito d'ali, un segnale anche flebile che denunciasse l'alba di un cambiamento imminente e radicale. A volte non nego mi è parso di scorgerlo. Un approccio nuovo, che mettesse fine alla Roma terra di nessuno in cui tutto è lecito. Poi però l'entusiasmo si è sempre spento, nella maggior parte dei casi a causa della debolezza delle risoluzioni, subito cannibalizzate dalle lobby sul piede di guerra. Una su tutte, le proteste per la perdita di alcuni posti auto a via Merulana, necessaria alla fluidificazione del traffico in conseguenza della preferenziazione dei Fori. 
Alla conta dei fatti abbiamo avuto: la discussissima (non) pedonalizzazione dei Fori. Va bene, è incompleta  e ha dei problemi ma resta pur sempre un buon inizio. La revisione dei termini del contratto per la Metro C, battaglia durissima, sacrosanta, difficile per la complessità dell'opera e degli interessi in gioco ma più che necessaria. Almeno i cantieri sono ripartiti, abbiamo la Pantano-Centocelle in pre esercizio di Atac e ci sono i finanziamenti fino a Piazza Venezia. Basta. Qualche vaga parola su pedonalizzazioni, piste ciclabili, tram (su binari esistenti), rifacimento di piazza dei cinquecento, riqualificazione della tangenziale est. Nulla di concreto. Dovrebbe arrivare a giorni il PGTU, di cui parleremo quando sarà pubblicato ma le cui deboli premesse saranno facilmente vittima dei clientelarismi di parte. 
Cosa rimane fuori? Quasi tutto. L'unico progetto messo in piedi dall'amministrazione Alemanno, il prolungamento della B a Casal Monastero, è stato accantonato. E credo che sia autoevidente quanto sia necessario. Gli altri prolungamenti delle metro non pervenuti. La D manco a parlarne. E i famosi tram sbandierati a destra e manca? Niente. Una proposta ridicola di nuove tortuose lente e inutili linee su binari esistenti. Nemmeno si è riusciti a ripristinare il 3 a Trastevere. Tranvia Togliatti, Marconi, Tiburtina, nisba. Poi ci sono i progetti arenati. Non una parola sul pietosissimo caso del filobus laurentino. In ritardo di ere geologiche, del ponte sul GRA non v'è notizia. L'altro ramo, il tor de Cenci-Mezzocammino perso nelle nebbie del tempo. Sul fronte ciclabilità poi il vuoto pneumatico. Abbiamo il ponte della Scienza finito e vandalizzato e mai inaugurato. Il ponte ciclopedonale sull'Aniene a Conca d'Oro bloccato dal TAR e la nuova gara chissà quando si farà. Nessuna nuova pista, nessuna nuova norma, nessuna pedonalizzazione. Va bene, non vogliamo parlare di nuove realizzazioni perché col bilancio che ci ritroviamo non ci possiamo permettere nemmeno una caramella e perché sei mesi sono pochi. Bene. Cosa si poteva fare a costo zero o quasi? Per esempio una lotta senza quartiere alla sosta selvaggia, atto che senza muovere un dito risolverebbe metà dei problemi di traffico della città. Niente. D'altra parte i vigili urbani sono in rivolta. Così come i dipendenti Atac. E Ama. Nel frattempo l'assessore Caudo dice che il PRG sarà attuato. Il che significa una nuova ondata di cemento fuori GRA. Cosa ne è della politica della rigenerazione urbana che da anche l'altisonante nome al vecchio e malandato assessorato all'urbanistica? Certo che non si potevano lasciare a bocca asciutta i costruttori, già abbastanza provati dalla crisi. Una bocciatura tout court dunque? Sì, tuttavia in questa amministrazione voglio credere ancora. Marino ha le armi spezzate, lo comprendo. Se la testa non riesce a comandare gli arti c'è poco da fare. Occorre spazzare via i carrozzoni delle municipalizzate e mettere in riga i vigili urbani. Un'operazione titanica che richiede lo scardinamento di meccanismi clientelari consolidati da decenni. Occorre pianificare una città diversa. Occorre attirare l'attenzione di tutto il mondo per avere fondi da investire su progetti concreti e lungimiranti. Per fare tutto ciò non si può aver paura di scontentare qualcuno. Occorre coraggio. Tra un anno non potremo stare più qui a dirci le stesse cose. A qual punto sarà ora di fare le valigie.

7 commenti:

  1. Condivido pienamente quest'impressione di un sindaco che ha fatto molto all'inizio ma ora si sta lasciando andare. Voglio rammentarti anche la promessa fatta a luglio di portare la Roma Lido a 12' entro l'anno trascorso non mantenuta.

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  2. condivido. occorre molto coraggio. Andate a leggere la risoluzione pubblicata oggi sul sito del Comune, per la proroga ad ATAC: http://www.comune.roma.it/PCR/resources/cms/documents/proroga_dei_contratti_di_Servizio_affidati_ad_ATAC_SpA.pdf
    Dietro qualche numero (che io sappia autodichiarato da ATAC, non revisionato da enti esterni), e qualche anglicismo che fa molto "ho preso il master alla Bocconi", buoni per tutte le stagioni, troverete una specie di piagnisteo della serie "non ci sono soldi, sarebbe bello avere un servizio efficiente, ma purtroppo nel 2014 andrà peggio degli altri anni" che è buono solo per auto-assolvere (a venire) l'intero gruppo dirigente sia lato Dipartimento sia lato ATAC, ovviamente.
    Sì, è vero, è in bilico il trasferimento dalla Regione al TPL per un importo molto considerevole (parliamo di 100M per il 2014 su un totale di 352M e rotti), e allora che facciamo, peggioriamo "allegramente" il servizio?
    io auspico che Marino prenda di petto la situazione come per AMA con i seguenti provvedimenti urgenti, complementari con la approvazione del nuovo PGTU, come proposto, senza badare alle lobby a cui accennavi:
    1. riduzione del CDA ATAC e due diligence affidata ad organismo terzo
    2. apertura immediata ai privati (car sharing, aumento licenze taxi, linee autobus complementari anche da fuori il GRA, etc) - sì ci vuole tempo per fare la gara, e definire le procedure, mai si inizia mai si finisce...
    3. aumento della sosta tariffata in linea con altre capitali europee, con destinazione dei fondi per il TPL - quindi evitando l'accusa di voler far cassa..
    4. per la ciclablità, un provvedimento a costo zero: ZONE 30 estese il più possibile, cosa impedisce di estenderla a tutta l'area interna al GRA, escluse poche via di scorrimento?

    ci vuole coraggio. l'alternativa quale è?

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  3. Condivido in toto.
    Da parte di questa amministrazione ci vuole coraggio ma anche reale consapevolezza di quello che bisogna fare e da dove partire per farlo.
    Basterebbe infatti cominciare con la sosta selvaggia, da combattere con i vigili ma anche istituendo corsie preferenziali in tutti gli assi che per dimensione lo permettono. Se già se le linee autobus fossero realmente competitive e "riconoscibili", potrebbero creare un buon precedente per essere poi sostituite con assi forti tranviari: della serie cominciamo a fare qualcosa che costa poco con quello che abbiamo.Il problema base infatti è la modalità di distribuzione dello spazio urbano e la sua ripartizione tra i diversi modi di trasporto.
    Ma al di là di queste considerazioni/suggerimenti, devo dire che non sono troppo speranzoso (a parte per l'assessore Caudo, di cui sono stato allievo ad architettura a Roma 3): Roma è veramente indietro anche solo nella concezione del trasporto urbano nella mente di cittadini ed ammnistratori, e la ventata di novità che da anni caratterizza il resto d'Europa in materia (vedi Francia, dove vivo da 4 anni dopo 10 anni a Roma) qui si è persa a mio avviso dopo il Rutelli/1 (dopo Tocci): per il romano medio, auto/scooter al primo posto, poi metro e basta: è proprio l'idea del "come mi sposto da un punto a un altro" che è vecchia, e gli amministratori non fanno nulla per cambiarla. Vedremo.
    Intanto auguri e complimenti per questo blog, e continua cosi'.
    Vincenzo

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    1. ciao Vincenzo, per favore puoi chiarirmi meglio questo punto della concezione "vecchia" del trasporto urbano? intendi che andrebbe sostituita con l'intermodalità? non mi è chiaro
      ciao, grazie

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  4. @Paolo De Luca: per "concezione del trasporto urbano" intendevo dire come, nella mente delle persone, si ipotizza di compiere i propri spostamenti: generalizzando,a Roma e più in generale in Italia se ci si deve muovere in città si usa un mezzo privato e solo se non si puo' (perché non se ne dispone o ci sono limitazioni al suo utilizzo - ZTL, etc) allora si ricorre a quello pubblico.
    La concezione "vecchia"- a mio avviso retaggio del boom economico degli anni 60 - è quella per cui si prende un mezzo pubblico solo in casi estremi. Ad esempio a Roma c'è si' molta gente per cui spostarsi con i mezzi è effettivamente complicato (quartieri mal collegati o tempi biblici per uno tragitto di qualche km), ma ci sono anche moltissime persone che potrebbero usufruire del trasporto pubblico e non lo fanno perché la "normalità" per loro è un'altra ("il bus è da sfigati", etc). Se si aggiunge a questo il fatto che a Roma il mezzo privato è padrone dello spazio pubblico , questa mentalità ne risulta corroborata dall'esperienza quotidiana: l'auto la lascio dove voglio per il tempo che voglio, nessuno mi dirà niente.
    E' per questo che parlavo di ripartizione dello spazio pubblico tra i diversi modi di trasporto: le domande da porsi a livello dell'amministrazione devono riguardare questo aspetto, e per farlo devono giocoforza intaccare il predominio dell'auto sulla città: è difficilissimo, ma penso che se fosse fatto darebbe anche alla gente la possibilità di cominciare a vedere un altro tipo di città e alla lunga i risultati ci sarebbero.
    Il mio disincanto deriva dal fatto che sono decenni che il politico a Roma accarezza l'elettorato senza invece sollecitarlo sottoponendogli proposte. Esempio opposto: in Francia per ogni apertura/prolungamento di nuove linee metro/tram, c'è un'inchiesta pubblica, i cittadini sono coinvolti nel processo e possono esprimersi con le loro osservazioni; vengono vagliate, le più pertinenti accolte e poi l'opera viene dichiarata di interesse pubblico. Il risultato è che il cittadino non si vede piovere in testa un progetto ma ne fa parte.
    Spero di essere stato esaustivo, il discorso è enorme...

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    1. Chiarissimo.

      Mi viene in mente che -collettivamente- siamo ancora figli di quella società contadina che ancora si è inurbata nel dopoguerra "dalla campagna", ovvero dai paesi limitrofi della Regione e che ha potuto per decenni lavorare a Roma, per poi ritornare nel paesello durante i giorni di riposo orgogliosamente a bordo della sua Fiat.. esemplare in questo senso la mia famiglia: mio padre (classe 1936) si spostò poco prima degli anni 60 dal paese di origine nella Provincia, a Roma - nelle allora case popolari in Via Ostiense.
      Ovviamente fino agli anni 90 la mia famiglia (io ero trasportato..) si spostava sempre e solo in macchina, sia dentro la città sia per recarsi al paese di origine. Ovviamente, la macchina era una FIAT. Era un modello culturale sociale economico (da contadini a impiegati/addetti) che aveva garantito un progresso e un benessere sociale, positivamente percepito ...

      Lavorando in uffici dove credo l'80-90% delle persone si spostano in auto/scooter e spostandomi solo coi mezzi o in bici, quello che dici sulla mentalità (bus da sfigati, etc) io lo riscontro quotidianamente..
      per chiudere questo mio commento troppo lungo (sorry), io sono molto post-picco del petrolio (petrolio a basso costo è "finito" già da prima del 2000), quindi ritengo che la transizione verso un minor uso dell'auto privata sarà irreversibile...
      come dici tu, la questione sarà di viverlo -collettivamente- come un cambiamento potenzialmente positivo

      grazie
      alla prossima

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  5. Complimenti per le analisi sempre appassionate ed appassionanti per chi ha a cuore questa disgraziata Citta'.
    E' sempre un piacere leggere questo blog!

    Mc Daemon

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