Ieri il ministro per le politiche agricole Catania ha apposto la sua firma per la promozione di un referendum sullo stop al consumo del territorio nell'agro romano. Contestualmente ha affermato che presenterà un disegno di legge "con l'obiettivo di valorizzare i suoli agricoli e limitare il fenomeno della cementificazione su tutto il territorio nazionale." Secondo il ministro infatti lo scempio perpetrato ai danni del suolo fertile italiano deve essere fermato e occorre invece puntare alla riqualificazione del costruito, come le periferie urbane. Insomma in poche parole sostituzione edilizia, efficientamento energetico e qualità urbana. Un messaggio molto forte contro la cultura palazzinara del nostro "bel" paese di cemento. Un messaggio condiviso in modo bipartisan dai promotori del suddetto referendum, che insieme ad altri 7, si prefiggono di dare una svolta alla città di Roma sui temi del traffico, della mobilità, dei diritti, del mare, dell'ambiente, dell'edilizia: il comitato Roma Sì Muove infatti è composto dai Radicali, i Verdi e Umberto Croppi ex assessore pdl alla cultura di Roma.
Ma l'Italia si sa è un paese libero, e ognuno può fare quello che vuole. Così accade che il bel messaggio del ministro Catania sia affossato, svuotato e svilito dalle politiche urbanistiche di Roma Capitale e della Regione Lazio.
Il comune infatti vorrebbe cementare 160 aree di agro romano, fuori da qualsiasi previsione pianificatoria e lontane da qualsivoglia mezzo di trasporto pubblico o servizio ma pericolosamente vicino a parchi riserve e aree di pregio. Il tutto in nome di un'emergenza abitativa che non tiene minimamente conto dei circa 250.000 alloggi sfitti nella capitale (secondo A.Bonelli dei verdi), della bolla immobiliare e della generale crisi dei finanziamenti. Il tutto nemmeno per costruire case popolari (cioé di proprietà del comune) ma case private in parte affittate a prezzi calmierati in parte a prezzo di mercato. Ma questa è solo l'ultima chicca. Vanno avanti i progetti delle centralità (come quella estremamente contestata di Romanina) e numerosi altri tentativi di attacco al territorio a colpi di varianti e deroghe al PRG.
Dalla Pisana invece arriva il famigerato Piano Casa, ormai in lavorazione da 3 anni ma già approvato, nonostante i rimpalli e le divergenze tra la legge regionale e quella del governo berlusconi. In pratica una deregolamentazione per allentare i vincoli di edificabilità di zone urbane e agricole. Un'altra bomba a cui forse solo la crisi economica che si proponeva di risolvere sta impedendo di scoppiare.
In conclusione onore al merito al ministro Catania per il suo gesto, ma da una delle maggiori cariche del paese ci aspettiamo che la profonda inversione di rotta implicita nel suo gesto diventi legge dello stato e che gli enti locali si allineino su questa rivoluzione culturale, l'unica in grado di salvare il "bel" paese.
Dalla Pisana invece arriva il famigerato Piano Casa, ormai in lavorazione da 3 anni ma già approvato, nonostante i rimpalli e le divergenze tra la legge regionale e quella del governo berlusconi. In pratica una deregolamentazione per allentare i vincoli di edificabilità di zone urbane e agricole. Un'altra bomba a cui forse solo la crisi economica che si proponeva di risolvere sta impedendo di scoppiare.
In conclusione onore al merito al ministro Catania per il suo gesto, ma da una delle maggiori cariche del paese ci aspettiamo che la profonda inversione di rotta implicita nel suo gesto diventi legge dello stato e che gli enti locali si allineino su questa rivoluzione culturale, l'unica in grado di salvare il "bel" paese.
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