Domani le rotaie della linea tranviaria numero 3 torneranno a essere percorse dai tram. Dopo sette anni di fermo. Anche se non riapre tutta la tratta, si viaggerà ancora in bus da Trastevere a Piramide per lavori ai binari, sembra, usurati dai tanti anni di non utilizzo.
In tanti e tante volte ci si è chiesta la vera ragione dell'interruzione del servizio, anche quando i motivi più evidenti sono venuti a mancare. Ne avevo già parlato qui. Ora sembra che si tornerà alla normalità, sebbene la cosa venga già sbandierata come una grande conquista dell'amministrazione (ciò che è ordinaria gestione a Roma diventa sempre straordinarietà...) e ci sarà sventolata sotto al naso alle prossime elezioni. Riattivare l'unica linea di trasporto pubblico su ferro tangenziale della città era un atto dovuto. Ma dalla prossima amministrazione ci aspettiamo molto di più. Se Alemanno nel suo PSMS delle favole ci aveva promesso 5 tranvie mai realizzate (le famose 5 circolari olimpiche) il prossimo sindaco dovrà seriamente dirci qual è la sua politica nei confronti del mezzo di trasporto che più di ogni altro ha significato una svolta in senso sostenibile nelle città di mezza Europa. Il mezzo veloce capiente ed ecologico che si incunea silenziosamente nei centri storici delle capitali, portando pedonalizzazioni, decoro urbano e in generale una maggiore vivibilità. Ma non in Italia. L'Italia odia il tram. Basti pensare alla vicenda di Firenze in cui una linea è stata riprogettata in sotterranea affinché il tram non passi vicino al Duomo. Come fa in tutte le altre città d'arte europee. Con evidente sperpero di tempo e denaro.
In tanti e tante volte ci si è chiesta la vera ragione dell'interruzione del servizio, anche quando i motivi più evidenti sono venuti a mancare. Ne avevo già parlato qui. Ora sembra che si tornerà alla normalità, sebbene la cosa venga già sbandierata come una grande conquista dell'amministrazione (ciò che è ordinaria gestione a Roma diventa sempre straordinarietà...) e ci sarà sventolata sotto al naso alle prossime elezioni. Riattivare l'unica linea di trasporto pubblico su ferro tangenziale della città era un atto dovuto. Ma dalla prossima amministrazione ci aspettiamo molto di più. Se Alemanno nel suo PSMS delle favole ci aveva promesso 5 tranvie mai realizzate (le famose 5 circolari olimpiche) il prossimo sindaco dovrà seriamente dirci qual è la sua politica nei confronti del mezzo di trasporto che più di ogni altro ha significato una svolta in senso sostenibile nelle città di mezza Europa. Il mezzo veloce capiente ed ecologico che si incunea silenziosamente nei centri storici delle capitali, portando pedonalizzazioni, decoro urbano e in generale una maggiore vivibilità. Ma non in Italia. L'Italia odia il tram. Basti pensare alla vicenda di Firenze in cui una linea è stata riprogettata in sotterranea affinché il tram non passi vicino al Duomo. Come fa in tutte le altre città d'arte europee. Con evidente sperpero di tempo e denaro.
Roma non è da meno in questa gara ad allontanare il tram dal centro storico, basta citare la TVA mai realizzata e il prolungamento dell'8 a Termini ridotto a un moncherino che nasconderà il capolinea in un cantuccio appartato di Piazza Venezia. La periferia d'altra parte non se la passa meglio, due esempi su tutti i corridoi della mobilità sulla Togliatti e la Laurentina declassati a corsia preferenziale per bus (e filobus).
Caro prossimo sindaco, sarebbe estremamente auspicabile che Roma tornasse ad amare il tram come all'inizio del secolo scorso, perché abbiamo strade adatte ad accoglierlo, perché costa dieci volte meno di una metro, perché non inquina, perché trasporta molte più persone di un bus, perché è un segno visibile nella città che porta riqualificazione e decoro se non si ha paura di mostrarlo e quindi segregarlo rendendolo odioso ai cittadini. E avvicinare finalmente Roma a una qualsiasi città dell'Europa civile.
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