Marino vuole dotare ogni Municipio di aree pedonali. In questo articolo del Messaggero l'elenco dei potenziali nuovi spazi interdetti ai mezzi a motore. Bene. Innanzitutto ci si comincia a occupare anche della città fuori dalle mura aureliane (anche se ancora troppo poco). In secondo luogo creare spazi pedonali in periferia alimenta un circolo virtuoso di relazioni sociali, di integrazione, di rilancio del commercio di prossimità e soprattutto convoglia l'idea che la città si vive meglio spostandosi a piedi o in bicicletta. Ovviamente questi risultati non sono affatto scontati. Le precondizioni per garantire il successo di una operazione di pedonalizzazione sono fondamentalmente tre:
1. Il luogo scelto deve essere "centrale", iconico, deve rappresentare l'idea, il fulcro e il baricentro di un quartiere, non una stradina defilata in cui non passa mai nessuno altrimenti resterà comunque deserta.
2. La pedonalizzazione deve essere accompagnata da un adeguato arredo urbano: via i marciapiedi, il simbolo della sottomissione del pedone all'auto, fioriere, panchine, aree ombreggiate, se c'è spazio un'area giochi per bambini, edicola, dehors dei locali.
3. La pedonalizzazione deve essere VERA: non serve uno scenziato per rendersi conto che lo stato delle aree GIA' pedonali a Roma è comatoso. Basta farsi un giro al centro o se siamo pigri una ricerca su google:
Basta addirittura usare lo streetview di Google Maps per rendersi conto del fatto che le auto invadono da sempre impunemente ogni centimetro pedonale. Non bastano più nemmeno le barriere fisiche, basta vedere il triste caso delle "palle" di ferro del Pantheon, volgarmente divelte per violare l'isola. Serve un controllo sistematico e una repressione pedissequa del fenomeno, multe, rimozioni. Dunque ben vengano le nuove isole pedonali in periferia, ma prima magari si restituiscano alla città quelle esistenti, altrimenti il rischio di fare una pessima figura e rendere un infimo servizio alla cittadinanza e tutt'altro che remoto.
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