E' il monumento più famoso del mondo. Nonché l'ombelico di una città millenaria in grado di attrarre su di se e sollevare ogni tipo di problematica (conservazione, decoro e degrado, mobilità, vivibilià) che la affligge infervorando il dibattito pubblico. Forse però mai come adesso è stato nell'occhio del ciclone. Perché parlarne qui, bhè perché un simbolo così potente è uno specchio di ciò che gli sta intorno e le "soluzioni" ai suoi problemi dovrebbero far scuola per il resto della città. Vediamole.
CONSERVAZIONE DEI BENI CULTURALI: Cominciamo dal primo, il più evidente. Il restauro. Che sia necessario tutti concordano, sono decenni che non si interviene, e oltre alle facciate annerite dallo smog, numerosi sono i crolli verificatisi per l'invecchiamento delle strutture. In ballo c'è anche la riqualificazione esterna con la rimozione degli orribili tubi Innocenti. Solo che servono 25 milioni. Bene. Chi ce li mette? L'idea geniale è trovare un privato che sponsorizzi l'operazione. Detto fatto, dopo varie ricerche e contatti spunta il nome di Diego della Valle, il magnate di Tod's. Un po' di terrore che il boss delle scarpe ricopra l'anfiteatro flavio di cartelloni comincia a serpeggiare tuttavia i patti sono precisi: niente cartelloni, bensì l'esclusiva del logo del colosseo per 5 anni e un punto informazioni ai piedi del colosso di marmo. A inizio 2011 dunque con soddisfazione il sindaco annuncia il cantiere entro la fine dell'anno. Ma a metter subito i bastoni tra le ruote alla coppia Della Valle-Alemanno è l'Antitrust. Non si possono fare affidamenti di incarico diretti nel pubblico. E come dargli torto. Passano i mesi e mentre infuriano le polemiche si continua ad annunciare, stavolta in perfetto stile alemanniano, l'inizio dei restauri. Tutto è bloccato però dalla burocrazia. Come da migliore tradizione italica poi arriva l'immancabile ricorso al TAR del Lazio da parte del CODACONS. Nel frattempo a inizio 2012 dopo i dovuti chiarimenti viene ritirata la bocciatura dell'Antitrust e concesso il via libera. Il TAR prende il suo tempo ma le procedure vanno avanti. La credibilità dell'operazione scema ad ogni falsa partenza dell'agognato cantiere, con un Delle Valle sempre più offeso e un sindaco che perde forse una delle uniche possibilità di essere rieletto nel 2013. Pezzi di Colosseo continuano a franare al suolo.
DECORO: A marzo 2012 si insedia una nuova Soprintendente statale ai Beni Archeologici e tempo un mese scrive una bella letterina ad Alemanno per informarlo che l'insostenibile situazione di degrado regnante attorno al celebre monumento, tra bancarellari di paccottiglia, centurioni strozzini per turisti sprovveduti, guide turistiche abusive, camion bar e ambulanti, viola una miriade di vincoli apposti all'area negli anni. Scoppia la bagarre, è un tutti contro tutti. Gli "esercenti" tirano fuori mirabolanti autorizzazioni ricevute dall'amministrazione negli anni, i centurioni occupano e protestano con ferocia per il loro diritto a continuare a esercitare l'illecito, arrivando addirittura a ferire due poliziotti, sulla stessa scia e con le stesse modalità della lobby dei tassisti, che ha raggiunto l'indubbio "risultato" di aver piegato una nazione intera alle sue logiche classiste e speculative. L'imbarazzo del comune pressato tra i due fuochi si risolve con la proposta di "legalizzare" i centurioni con apposito tesserino e indumenti ad hoc. Sui bancarellari invece si promette una generica revisione della autorizzazioni e il dislocamento nelle sole aree consentite. Una vittoria modesta per chi ha a cuore la salute del nostro monumento. Alemanno però non può ancora dormire sonni tranquilli. L'attacco stavolta arriva dall'interno della sua stessa maggioranza, dalla famiglia di un assessore (Tredicine) che gestisce da decenni il racket dei camion bar nel centro storico in evidente conflitto di interessi. E senza pudore pensa bene di presentare un nuovo ricorso al TAR contro il restauro a firma Della Valle, che a suo dire arrecherebbe "danno grave ed irreparabile in quanto da circa ottant'anni (ossia dal 1934) gli esercizi commerciali, che attualmente fanno capo ad essi, hanno pienamente soddisfatto i visitatori del complesso monumentale sotto lo specifico aspetto della somministrazione e vendita di alimenti e bevande" e violerebbe "il principio di libera concorrenza" in quanto prevede un centro servizi con caffetteria. Cioé si viola la libera concorrenza quando si tenta di rompere un monopolio? Viene addirittura aperto un blog, vi prego di dargli un'occhiata, per difendere a spada tratta e a colpi di minacce gli orribili camioncini da chiunque li osteggi o supporti il nemico, cioé colui che voleva sborsare 25 milioni di euro per la sopravvivenza del monumento senza il quale i camionbar nemmeno esisterebbero.
Così oggi, a un anno e mezzo dall'accordo, tra burocrazia e inadempienza dell'amministrazione comunale nella gestione delle gare e degli appalti, il restauro resta un miraggio lontano.
MOBILITA': E' ormai tristemente noto che il progetto di mobilità pubblica più importante per l'area, cioé la metro C, risulta quantomeno sull'orlo di una crisi di nervi. La tratta San Giovanni-Colosseo approvata dal CIPE, modificata sostanzialmente (tagliandone le opere complementari come il museo dei fori), aggiudicata a 792 milioni di euro vincendo il titolo di tratta più costosa della storia, riapprovata, sotto inchiesta dalla Corte dei Conti, osteggiata dal comitato Celio e Italia Nostra, doveva vedere i primi scavi ormai un anno fa. Poi mille problemi. La regione morosa di un 250 milioni, che forse sono arrivati solo ora con l'assestamento di bilancio 2012, dopo un posto nel cda di romametropolitane regalato da Alemanno alla Polverini e una bella tirata di orecchie del ministro Passera. E l'amministrazione giù a dirci che i cantieri erano imminenti, che bisognava far passare la via Crucis, poi la Maratona, poi mettersi d'accordo con i vigili per la viabilità, poi c'è stato il 2 Giugno e così via. negli ultimi giorni poi un improvviso colpo di coda del duo comico Alemanno-Aurigemma che sembrava volessero a tutti i costi trovare dei soldi per arrivare direttamente a Piazza Venezia e non fermarsi a Colosseo. Una boutade naufragata nell'acqua di Acea.
Eppure è lapalissiano che se vogliamo veramente salvare il Colosseo, i Fori e l'area archeologica centrale c'è bisogno di diminuire il traffico che li attanaglia. Altrimenti non ci sarà restauro ne sponsor che tengano all'usura degli anni. Quindi trasporto rapido su ferro e pedonalizzazioni. Se ne rendono conto tutti. Tranne il comune. Ed ecco che l'ultimo spettro della vexata quaestio lo solleva ancora una volta la soprintendenza. Nel piano di cantierizzazione della metro C le auto passerebbero troppo vicine al monumento. Un brivido freddo per gli agognati scavi della terza linea, indispensabili per la mobilità dell'intera città, consentendo lo scambio dalla B alla C e facendo tirare alla A un sospiro di sollievo. Immediata la risposta di Corsetti (I° municipio) e Legambiente. Se così è, allora le auto togliamole proprio. E si riapre il progetto di pedonalizzazione dei Fori Imperiali accarezzato da numerosi intellettuali, urbanisti, attivisti e finanche politici del passato fin dal dopoguerra. Stavolta sembrano determinati, si aprono tavoli e confronti. Le idee a mio avviso sono poco chiare visto che Legambiente chiuderebbe la strada da Piazza Venezia a via Cavour (e il Colosseo come si salva?) mentre il municipio farebbe il contrario, cioè pedonalizzazione di Piazza del Colosseo (la strada che vi transita più a ridosso) e di via di San Gregorio, oggi immensa autostrada che ospita il costipato ingresso ai Fori Romani nonché rimessa per pullman turistici. E' chiaro che una rivoluzione così grande dovrà essere graduale. Noi staremo a vedere, perché l'idea di una città (o almeno il suo centro) a misura di pedone e bici ci alletta molto.
Insomma è proprio il caso di dire Colosseo specchio di Roma, della sua inerzia, delle sue lobbies potenti e minacciose, del tutti contro tutti ma soprattutto contro il bene pubblico, dei legacci burocratici, della collusione, della soprintendenza ingessata, del degrado legalizzato, dei progetti infiniti e delle belle parole.
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