lunedì 3 marzo 2014

Roma città chiusa

Marco Pierfranceschi, mappa delle barriere urbane

Dal punto di vista del traffico, cioé della congestione stradale, il primo problema di Roma è la doppia fila. Dal punto di vista della mobilità, cioé della possibilità di spostarsi in diverse zone della città con tempi certi, il primo problema di Roma è la sua struttura "chiusa". Roma è una città "sparsa", cresciuta disordinatamente negli anni e con enormi "buchi" nella sua maglia urbanistica. Parchi, aree verdi, Ville, zone militari, cimiteri, aree archeologiche o anche solo brownfields rappresentano vuoti urbani micidiali per la mobilità che deve necessariamente aggirarli. Il caso più eclatante è forse il Parco dell'Appia Antica, che divide roma sud est da roma sud ovest con una cesura di 10km che va dalle mura Aureliane al GRA, attraversata solo in due punti da tortuose stradine di campagna e nessun collegamento diretto su ferro.
Non ci sono solo i buchi però. Roma è anche una città piena di barriere urbane. Pensiamo alle autostrade (GRA, A24, Roma-Fiumicino), alla tangenziale, ai fiumi, Tevere e Aniene ma anche gli innumerevoli fossi, le ferrovie urbane, le mura antiche, gli acquedotti. Ne emerge un quadro estremamente critico in cui tutti i flussi di trasporto si concentrano negli insufficienti punti di attraversamento: ponti, porte, sottopassi, cavalcavia, spesso pensati solo e unicamente per il traffico automobilistico divenendo essi stessi pericoli per pedoni ciclisti e utenti deboli della strada. Il trasporto pubblico dal suo canto non aiuta a superare queste barriere : quello su gomma ne è vittima tanto quanto il trasporto privato. Quello su ferro che sarebbe il candidato migliore per superare il problema invece ne accentua la criticità (pensiamo alla X delle metro A e B per cui le periferie sono collegate solo tramite lo scambio a Termini) rendendo de facto la mobilità interquartiere un disagio cronico.

Da anni avrei voluto mappare barriere e criticità del tessuto urbano di Roma. Per fortuna ho trovato qualcuno che la pensa come me, ritenendo il vero problema della mobilità la mancanza di "libertà" negli spostamenti, e che mi ha preceduto in questo faticoso ma importantissimo lavoro. Marco Pierfranceschi, attivista di SalvaICiclisti, che potete leggere sul suo interessantissimo blog e qui, ha elaborato un modello di analisi delle criticità del tessuto urbano basato appunto sulla dispersione urbana e sulle barriere che limitano la mobilità. E' evidente infatti che laddove la città è compatta e senza cesure i flussi di distribuiscono uniformemente limitando la congestione. Possiamo pensare a una rete di canali che irrigano un campo. Se cominciamo a chiuderne alcuni lasciando solo poche vie di sbocco il livello dell'acqua salirà.
Vi lascio con una presentazione eccellente di Pierfranceschi che inquadra perfettamente il problema. Sebbene il suo target sia la mobilità ciclabile lo stesso modello vale per il trasporto pubblico, che qui ci interessa. Tornerò sul tema nello specifico cercando di ragionare su soluzioni possibili per lo scenario romano. Tuttavia la problematica va tenuta in considerazione sempre perché è la base di ogni decisione che possa e debba essere presa per la mobilità di Roma.


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