Il cartellone che ha ucciso due ragazzi è ancora li', all'incrocio tra via Tuscolana e l'Arco di Travertino.
Avvolto dalle strisce di plastica della polizia e con ai piedi qualche mazzo di fiori.
E' li' a denunciare il suo abuso, la sua illegalità. A gridare vendetta contro la barbarie infinita di una città corrotta, minata alle radici dagli opportunismi e dai giochi di potere che si consumano sulla pelle della gente.
Ma è un grido soffocato, inascoltato, sicuramente ignorato dalle migliaia di automobilisti che ingolfano quotidianamente la strada, più attenti a clacsonare il malcapitato di turno appena scatta il verde, più attenti a schivare gli scooter che sorpassano da ogni lato, più attenti a evitare il lavavetri o a osservare impietosi il giocoliere che rotea tre birilli al semaforo.
Col morto tutto cambia. Così come doveva cambiare dopo Messina, dopo L'Aquila, dopo le Cinque Terre, dopo Catanzaro.
Il sindaco ammette che dietro il problema dei cartelloni abusivi c'è una mafia. E l'amministrazione che li approva (o li ignora?) come si può definire?
Ed eccoci, repubblica dedica un'intera sezione all'inchiesta sulla cartellopoli romana.
Il comune lancia una campagna di "sradicamento" a suon di grandi numeri. Mille impianti rimossi. La notizia in prima pagina sulla home page di Roma Capitale. I toni sono i soliti, parole ormai note "task force", "nucleo decoro", "nucleo antiabusivismo". E chi li aveva piantati quei cartelloni, perchè erano li', chi doveva vigilare su questo?
Inutile dire che la rimozione avviene a nostre spese, e non di quelli che gli abusi hanno commesso.
Quindi ora forse tutti i blog, tutti quelli che da anni denunciano questo scandalo e che hanno visto la propria voce spezzata perfino dalla magistratura dovranno cambiare la loro lotta per farsi ridare i soldi dall'amministrazione. 1.100.000 euro. Cosa ci fareste voi?
Hanno promesso che bloccheranno l'installazione di qualsiasi nuovo impianto fino all'approvazione del Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari (tutto con le maiuscole perché fa figo).
Allora mobilita(')Roma rivolge una domanda all'assessore all'ambiente Visconti.
Qualche giorno fa in occasione del decoro day infatti l'assessore si era particolarmente stizzito quando gli avevamo fatto notare che aveva intenzione di pagare il bike sharing penoso della nostra città con altri cartelloni. Si è arrabbiato perché secondo lui la quota necessaria a installare le nuove bici era lo 0,4%, una goccia nel mare dei 200.000 mq di pubblicità che abbiamo. Della serie abbiamo fatto 30 facciamo 31.
Bene, assessore, adesso che Roma Capitale ha bloccato i nuovi impianti, che ne sarà delle bici promesse?
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