lunedì 29 ottobre 2012

I have a dream

Anche questa settimana ci sarebbero un sacco di scandali da diffondere, dalle indagini su Mancini per i filobus, ai raccomandati in AMA, ai bus turistici che ancora deturpano via della Conciliazione alle opinabili rimozioni di dehors in numerose piazze del centro (i dehors non le macchine) all'assurda resistenza di residenti e alcuni commercianti alla pedonalizzazione di via di Ripetta.
Tuttavia voglio aprire la settimana con delle parole che mi hanno riempito di speranza. Sono di Enrico Sciarra, Amministratore Delegato di Roma Servizi per la Mobilità. Le ho trovate nella prefazione del Rapporto Ferrotranviario 1.0 pubblicato dall'Agenzia di Roma Mobilità, sulle cui proposte torneremo diffusamente. Qui invece mi voglio concentrare sulle idee. Sul fatto che non è vero che a Roma non c'è alcuno che abbia una visione sulla vivibilità, il trasporto e l'urbanistica. Una filosofia chiara, che pone le persone al centro, contro le strumentalizzazioni, contro le lobbies e le prepotenze di settore. Lascio parlare le sue parole, nella speranza che prima o poi arrivi un'amministrazione che le faccia proprie e le trasformi in realtà.

"Roma è una delle pochissime città dove il tempo tende ad assumere una dimensione passante e infinita. Guardi un luogo o un monumento e quelli hanno duemila anni di vita; lì intorno sono passate le storie e le cronache che compongono la storia. Un patrimonio non solo da salvaguardare, ma da rendere accessibile e conosciuto. Per la salvaguardia e l’accessibilità la mobilità su ferro è fondamentale e indispensabile. Chi l’ha detto che una catenaria di un tram deturpa 
la città. Ci sono delle foto bellissime che mostrano 
e dimostrano come i tram fossero ovunque, e quella 
Roma con più tram e catenarie e meno auto era più 
bella di questa. È necessario rivedere il Protocollo 
di gestione dei beni ambientali e del paesaggio 
della città (di Roma in particolare): una catenaria 
fa meno male dello smog che sbriciola, come un killer 
silenzioso, i monumenti"



"Che senso ha bloccare per più di venti 
anni la realizzazione del quadruplicamento 
tra Casilina e Ciampino (opera già praticamente 
completata) per il ritrovamento di un ipogeo…
Dopo venti anni l’ipogeo è ancora completamente ipo, 
sotto una montagna di pozzolana, rovi e acacie; 
il collo di bottiglia che limita capacità e regolarità 
ferroviaria per i Castelli e per Frosinone e Cassino è ancora lì con i rallentamenti e le criticità: calcolando una incidenza di soli quattro minuti al giorno, sono state sprecate circa 500 ore. Nessuno ha visto e vedrà l’ipogeo, mentre 17.000 veicoli-giorno privati (che potevano essere drenati dal Sistema Ferroviario) hanno continuato ad entrare in città per più di 7.000 giorni. Una nuova e diversa idea della città è possibile. La mobilità su ferro è indispensabile per evitare che la città continui ad espandersi; cioè il sistema del ferro non deve più inseguire l’espansione della città, ma regolare il ridisegno della città, che dovrà prevedere anche demolizioni e ricostruzioni"

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