domenica 29 aprile 2012

#Salvaiciclisti: il giorno dopo.

Ieri si è svolta finalmente la prima manifestazione nazionale del movimento #Salviciclisti, in contemporanea a Roma e Londra. Io c'ero. Come è andata? Molto bene. Stando alle stime circa 50.000 bici si sono riversate ai Fori Imperiali, colorandola di slogan, mezzi più disparati, ecologia, sorrisi e tanta voglia di cambiare lo stato della mobilità italiana calcificato sull'uso dell'auto. Grande assente l'associazione Bici Roma, da subito diffidente nei confronti del movimento spontaneo e apolitico che in pochissimo tempo è riuscito a mobilitare così tante persone. Una frattura che stride quando in gioco c'è l'obiettivo comune di cambiare la mentalità di un paese, di rendere sicure le strade e porre fine alle troppe morti bianche causate dallo strapotere tollerato dei motori. Una frattura che forse ha alla base proprio uno dei nodi difficili di Salvaiciclisti: niente politica, niente partiti. E se il movimento spontaneo ha l'indubbio merito di astrarsi dalle logiche politiche attraendo la gran massa di sfiduciati e cavalcando l'onda di antipolitica prevalente nel paese, d'altra parte è proprio con il mondo politico a doversi confrontare. Altrimenti non ci saranno manifestazioni, piazze, richieste e mobilitazioni che tengano. Ecco, quella di ieri è stata una bellissima manifestazione, bella come una bolla di sapone. Non c'era nessun parlamentare, assessore, segretario a prendersi impegni. Ne' tantomeno qualcuno che si assumesse la responsabilità dello stato grave della mobilità. E questo a mio avviso è un limite forte. Pochi giorni fa il Comune di Roma ha furbamente approvato in assemblea capitolina il Piano Quadro della Ciclabilità (il pdf integrale si può scaricare qui), che era fermo da oltre un anno. Obiettivo, passare da 220 a 1000 km di piste ciclabili entro il 2020. Nobile e ambizioso. Con quali soldi? Servono 170 milioni. Il giorno dopo la festa è questa la nuova lotta di #Salvaiciclisti, cioé di tutti noi. Pressare la classe politica affinche' le promesse vengano mantenute. L'agenda delle prossime campagne elettorali la dirà lunga in tal senso. E non solo. Non basta qualche metro di rosso dipinto per terra. La battaglia di civiltà contro la sosta selvaggia e lo stato primitivo del nostro traffico è appena cominciata.

5 commenti:

  1. Lasciami dire che è stato umiliante sentire ad "In onda" su La7 parlare di modello produttivo e aerei militari da parte della gente del #salvaciclisti. Che c'entrava? C'entrava per far intendere che i ciclisti hanno una visione univoca della società? Non è possibile pensarla diversamente in merito? Se chi usa la bicicletta (e sono saltuariamente tra questi) verrà considerato espressione ideologica di slogan di parte, c'è il rischio che buona parte della cittadinanza non gli dia peso.

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    1. Caro Alessandro, grazie per la tua osservazione. Nell'episodio che riporti si sommano due fenomeni: una certa tendenza di alcuni a snaturare qualsivoglia manifestazione con posizioni ideologiche e la stessa tendenza dei media a enfatizzare strumentalmente le opinioni che vogliono. Quante delle 50.000 persone sono state intervistate? Sono convinto che le altre 49.990 non avessero nessuna intenzione di portare ideologia dentro a #Salvaiciclisti come La7 ha voluto far vedere, fermo restando che ognuno è libero di pensarla come vuole su altri temi. Il focus della manifestazione è rimasto saldo sulla ciclabilità, sulla vivibilità delle città. Il mio appello è semplicemente di non "schifare" il rapporto con la politica, di qualsiasi colore essa sia, semplicemente perché rifuggendo il confronto si perde quella forza di "pressione" che è l'arma vincente del movimento, seppur spontaneo.

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    2. Sono d'accordo con te. Del resto se il piano quadro sulla ciclabilità è passato all'unanimità vuol dire che è cosa largamente condivisa (ci sono stati persino emendamenti migliorativi).
      Spero solo che non si ripetano più simili scempiaggini televisive che mandano un messaggio sbagliato a chi la bicicletta non la usa ancora.

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  2. Mi sembra che il piano sia condiviso da tutti, ma mancano i soldi. Bene mi piacerebbe che, invece di affossare il piano per mancanza di fondi, i prossimi programmi dei candidati a sindaco facciano qualche proposta. Ad esempio come realizzare il piano in una quindicina di anni e programmare interventi di 50 Km/anno con una spesa annua di una decina di milioni. Se ragioniamo su 170 milioni il problema è quasi irrisolvibile, se invece ragioniamo su un reperimento annuo di 10 milioni possiamo avanzare proposte per spostare risorse da spese correnti a investimenti. Speriamo che i candidati a sindaco si orientino in questa direzione, perchè la convinzione che è molti possano indicare una serie di proposte.

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    1. Assolutamente d'accordo. Tuttavia non bisogna lasciarsi ammaliare da facili proclami. Quello che mi aspetto dai candidati è una "visione" organica del problema. Le ciclabili ne sono solo una parte. Voglio sentir parlare di trasporto pubblico, di nodi di scambio in cui lasciare l'auto per entrare in città, di lotta VERA alla sosta selvaggia, di zone 30, di rispetto delle aree pedonali, di accessibilità. Se i vigili multassero veramente tutte le auto in divieto, sui marciapiedi, sulle strisce pedonali, agli incroci, sugli scivoli, sulle fermate dei bus i milioni per le ciclabili sarebbero raccolti in pochi mesi.

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